Alleanza e trasfigurazioneseconda domenica di quaresima C
Omelia di p. Fabiano della seconda domenica di quaresima C
La liturgia di questa domenica ci mette davanti a due momenti profondi e rivelatori della storia della salvezza: l’alleanza di Dio con Abramo, che vediamo nella prima lettura, e la trasfigurazione di Gesù, descritta nel Vangelo. Entrambi i momenti sono essenziali per comprendere il piano di Dio per l’umanità e ci invitano a riflettere sul cammino della fede, della speranza e dell’obbedienza alla chiamata di Dio.
Nella prima lettura, dal libro della Genesi 15,5-18, ci viene presentato un momento decisivo nella vita di Abramo. Dio, nella sua fedeltà, fa un’alleanza con il patriarca, promettendogli una discendenza numerosa come le stelle del cielo e una terra per i suoi discendenti. Tuttavia, questo impegno divino avviene in un contesto di grande incertezza. Abramo era già anziano e non aveva figli. Sua moglie Sara era anche avanti negli anni, e la promessa di un futuro grandioso sembrava lontana e impossibile.
Di fronte a questa situazione, Abramo interroga Dio, cercando conferma della Sua promessa. Dio lo conduce allora fuori dalla tenda e lo fa guardare verso il cielo, invitandolo a contare le stelle, se ne è capace. “Così sarà la tua discendenza”, dice Dio. E Abramo, in mezzo al dubbio e alla fragilità umana, crede nelle parole di Dio. Il testo ci dice che “Abramo credette nel Signore, e ciò gli fu accreditato come giustizia.”
Questa frase è fondamentale, poiché ci mostra che la fede di Abramo non si basava su prove immediate o su ragioni umane, ma sulla fiducia nella promessa di Dio. Questa fede, che si manifesta nella fiducia e nell’obbedienza, è un modello per tutti noi. Abramo credette, e l’alleanza che Dio fece con lui sarebbe diventata la base dell’intero piano divino di salvezza.
Il segno di questa alleanza è dato in modo drammatico e profondo: Dio chiede ad Abramo di preparare un sacrificio, dividendo in due alcuni animali, e poi, mentre la notte scende, una colonna di fuoco passa tra le parti degli animali. Questo fuoco simboleggia la presenza di Dio, che sigilla l’alleanza con Abramo, garantendogli che, nonostante le difficoltà e le sfide, Lui sarà fedele alla Sua promessa.
Quest’alleanza di Dio con Abramo è fondamentale per comprendere la missione di Gesù Cristo. Abramo fu il padre della fede, e Dio fece di lui una grande nazione. Ma l’alleanza fatta con Abramo puntava verso qualcosa di ancora più grande, qualcosa che sarebbe stato realizzato attraverso Cristo: una nuova alleanza, sigillata con il sangue del Figlio di Dio, che garantisce la salvezza di tutta l’umanità. La promessa fatta ad Abramo che i suoi discendenti sarebbero stati innumerevoli si compie, poiché, in Cristo, siamo fatti figli di Dio e coeredi della promessa.
Passando ora al Vangelo, siamo portati sul monte Tabor, dove avviene la Trasfigurazione di Gesù. Nel Vangelo di Matteo (17,1-9), Gesù prende con sé i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni per salire sulla cima del monte, e lì, davanti ai loro occhi, Egli si trasfigura. Il Suo volto brilla come il sole e i Suoi vestiti diventano bianchi come la luce. Al Suo fianco, appaiono Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti, le due colonne su cui poggia l’Antico Testamento. Questo momento di gloria manifesta l’identità divina di Gesù.
La presenza di Mosè ed Elia è significativa. Mosè, che ricevette la Legge sul Monte Sinai, ed Elia, che fu un grande profeta, entrambi testimoniano l’importanza di Gesù come il compimento della Legge e dei Profeti. Gesù non è venuto per abrogare ciò che è stato dato a Israele, ma per darne il pieno compimento. Egli è il Messia promesso, Colui che porta la salvezza di Dio a tutti i popoli.
La voce di Dio che viene dal cielo durante la Trasfigurazione è chiara e potente: “Questi è il mio Figlio amato, in cui mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!” Queste parole sono un invito a riconoscere in Gesù la piena rivelazione di Dio. Egli è l’Eletto, il Figlio che porta la salvezza, e Lui deve essere ascoltato. Il fatto che la voce di Dio si manifesti in un’esperienza di gloria è un segno di ciò che deve venire: la resurrezione. Sebbene la Trasfigurazione sia un anticipo del futuro, essa punta anche alla sofferenza che Gesù affronterà sulla croce. La gloria che si rivela lì anticipa la resurrezione, quando Cristo, glorificato, vincerà la morte.
La Trasfigurazione, quindi, è più di un momento di rivelazione della gloria divina di Gesù. È anche un momento di preparazione per i discepoli e per noi che siamo nel cammino della Quaresima. La Trasfigurazione di Gesù anticipa la Sua resurrezione, ma ci insegna anche la fede e la fiducia nelle promesse di Dio, come ha fatto Abramo. Come Abramo ha creduto nelle promesse di Dio, siamo chiamati a credere nella promessa di salvezza che Dio fa a noi in Cristo.
Attraverso Abramo, Dio ha fatto un’alleanza con il Suo popolo, e questa alleanza viene confermata in Cristo. Il sacrificio di Cristo, che sarà consumato sulla croce, è il sacrificio definitivo che adempie tutte le alleanze precedenti. Così come Abramo fu invitato a offrire un sacrificio, ma Dio passò solo tra le parti degli animali, indicando che l’alleanza era un atto di grazia divina, così Gesù, essendo sacrificato sulla croce, realizza l’alleanza una volta per tutte, dandoci accesso alla salvezza.
Pertanto, la liturgia di oggi ci invita a rinnovare la nostra fede nelle promesse di Dio e ad ascoltare attentamente Gesù, il Figlio amato, che si trasfigura davanti a noi per mostrarci la Sua gloria futura, la stessa gloria che Egli condividerà con noi nella resurrezione. Che, così come Abramo, possiamo fidarci di Dio, anche quando la promessa sembra lontana, e che, con gli occhi fissi sulla gloria di Cristo, possiamo seguire il cammino della croce fino alla Pasqua, dove la resurrezione sarà il culmine della vittoria sul peccato e sulla morte.