Alza lo sguardo!XXXIII domenica del tempo ordinario C

(Lc 21,5-19) La fine del mondo è sempre nel presente. Gesù ci aiuta a leggere il presente


SERGIO ROTASPERTI

In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: «Sono io», e: «Il tempo è vicino». Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.  (Lc 21,5.19)

Leggere un testo del genere ci fa rimanere quasi senza fiato, poiché un tono cosi apocalittico non ce lo saremmo aspettati da Gesù. E per di più cogliamo una incomprensibile reazione, davanti a una semplice esclamazione che ciascuno di noi farebbe davanti alle bellezza di un capolavoro d’arte, come lo era allora il Tempio di Gerusalemme ancora in costruzione (verrà terminato nel 66 d.C. e distrutto nel 70).

Non entriamo nei dettagli di questo discorso escatologico che ha a che vedere con una comunità cristiana primitiva alle prese con visioni millenariste sull’arrivo imminente del Gesù e la comprensione di Gesù in chiave apocalittica (non dimentichiamo che il vangelo di Luca è scritto dopo il 70). Tracciamo solo alcune linee di comprensione del testo e del suo messaggio.

Gesù coglie la reazione della gente sulla bellezza del tempio per andare in profondità rispetto a ciò che si ammira, allargandone l’orizzonte. In quelle pietre e in tutto ciò che appare indistruttibile vi è sempre l’effimero, il transitorio, segnato a volta da violenza e lutto. L’istruzione di Gesù riguarda ciò che vi è nel presente, nell’oggi e non alla fine del mondo: catastrofi, disastri, violenze, divisioni, persecuzioni. Non serve pensare alla fine del mondo, ma al presente della nostra storia. Come dire, la fine del mondo è già in corso.

Come reagire? Gesù offre due indicazioni: non lasciarsi ingannare ed essere perseveranti

«Badate di non lasciarvi ingannare» (21,8). Gesù ci invita non cadere nell’errore di credere a ciò che realmente non è. Al tempo di Gesù e più ancora all’epoca della primitiva comunità cristiana vi erano profeti che annunciavano erroneamente  l’arrivo imminente della parusia, cioè della fine del mondo. Il vangelo aveva lo scopo di mettere in guardia davanti a questa tendenza. L’unica guida è la Parola di Dio. Per noi oggi significa che dovremmo usare sempre la ragione, lo studio, l’informazione, il buon senso e la luce della Parola di Dio per comprendere ciò che oggi avviene. Non essere creduloni.

«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (21,19). La seconda indicazione è la perseveranza. L’enciclopedia Treccani così spiega il termine perseveranza: “Costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai proprî propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta”. Si tratta dunque di non mollare, soprattutto nei momenti difficili e che, in particolare, riguardano la nostra fede in Gesù. Perché non mollare? Perché essere perseveranti? Perché ciascuno di noi è prezioso agli occhi di Dio, giacché «nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto» (21,18)

Quotidianamente siamo connessi al mondo e bombardati da notizie e catastrofi. Anche la nostra storia personale contiene momenti di bellezza, di scoraggiamento, di “catastrofi”, di voglia di mollare tutto. Ciò che è essenziale è tenere fisso lo sguardo sull’invisibile.