Cristo è davvero risortoDomenica di Pasqua 2024

commento al vangelo di Giovanni 20,1-9


SERGIO ROTASPERTI

“Cristo è davvero risorto”. Gesù è stato rialzato dalla morte, dopo i giorni tremendi della sua tortura e morte. “Cristo è davvero risorto” è vivo per sempre. Questa è stata l’esperienza sconvolgente dei primi testimoni, sui quali si fonda fino ad oggi la nostra fede.  Non si è trattata di una allucinazione, o di una particolare elaborazione del lutto verso una persona amata e tragicamente scomparsa.

Noi ancora oggi, annunciamo questo. La Pasqua non è una esperienza intellettuale ma di vita.

Andiamo all’alba di quel mattino di Pasqua, il primo giorno dopo il sabato (Gv 20,1-9). Tre sono i protagonisti. Maria di Magdala, Pietro e Giovanni. Questo testo che abbiamo letto si trova tra la sepoltura di Gesù e l’apparizione di Gesù a Maria di Magdala (20,11-28)

Maria di Magdala aveva seguito Gesù fin sotto la croce. Il corpo di Gesù era stato deposto nel sepolcro e poteva essere unto solo il giorno dopo la festa dello shabbat. Immaginiamo Maria che non aveva dormito tutta la notte, sconvolta dal dolore, nel pianto e allo stesso tempo impaziente e di fretta va subito appena può per onorare il corpo di Gesù. Ma il corpo di Gesù non c’è.

Maria vede tre tre segni: la pietra rotolata, il telo (sindone) il sudario. Maria non capisce, e la prima cosa che pensa, come era il primo pensiero di allora fu il sospetto di un trafugamento del corpo. Maria non pensa alla risurrezione. Ella  comprende nulla, ha il dubbio che qualcuno ha portato via il corpo di Gesù. E, sconvolta, corre ad avvisare e chiamare Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava (Giovanni)

Entrambi corrono e vanno al sepolcro. Immaginiamo l’animo di Pietro. Lui che aveva ricevuto totale fiducia da Gesù definito “roccia” sulla quale Gesù avrebbe continuato la sua opera, probabilmente si sentiva ora una persona meschina, codarda, incapace di amicizia e fedeltà. Un traditore imperdonabile che solo il pianto amaro può dare ragione alla sua fragilità. Ma corre al sepolcro. E anche lui come Maria di Magdala vede la pietra tolta, il sudario e il telo (sindone) ma non capisce nulla. E nemmeno Pietro pensa alla risurrezione.

Anche discepolo che si era reclinato sul petto di Gesù vede le stesse cose che vedono Maria di Magdala e Pietro. Ma a differenza loro, crede. Il discepolo amato, intuisce in quel momento che Gesù aveva detto che non sarebbe morto per sempre. Certo, anche noi quando pensiamo ai nostri morti diciamo che non muoiono per sempre e che vivono in noi. Ma quel discepolo in quel momento ha intuito e compreso che le Scritture che Gesù amava e che erano il suo pane quotidiano non avevano mentito perché in esse vi era l’annuncio della risurrezione, la promessa della vita. Giovanni combina il suo amore incrollabile per Gesù, l’amore incondizionato di Gesù per i suoi, e la fiducia nelle Scritture e intuisce che si, Gesù è vivo. Non vede Gesù, vede solo i segni di morte, quella pietra aperta, impossibile da aprire, quel sudario posto in quel particolare modo, impossibile da far pensare ad un trafugamento.

E vide e credette.

Né Maria di Madgala, né Pietro, né Giovanni – il discepolo amato – vedono Gesù. Tutti e tre vedono solo i segni della sua morte. A noi pure rimangono questi segni.

Nessuno di noi ha visto Gesù e non abbiamo avuto apparizioni di lui. La nostra vita di fede è un misto tra il dubbio di Maria di Magdala, le fragilità di Pietro e forza di amore di Giovanni.

Vi auguro di saper andare oltre i segni di morte che ogni giorno vediamo, di non lasciarvi schiacciare e ferire dai dubbi e dalle fragilità vostre e di chi vi sta vicino, di avere quell’intuito di amore che ebbe Giovanni, di lasciarvi abbracciare dall’amore forte e fedele di Gesù, di comprendere le Scritture così come Gesù le ha comprese e come Giovanni le ha intuite. Buona Pasqua.