Scatti di famigliaLa Bibbia della domenica

Omelia della Festa della famiglia


SERGIO ROTASPERTI

Scatti da un album di famiglia. Potremmo definire così la prima lettura e il Vangelo che abbiamo ascoltato

Nella prima lettura dal libro della Genesi abbiamo ascoltato un passo drammatico e intenso nella vita di Abramo. Egli si ritrova con una promessa di Dio disattesa, la promessa di un figlio e di un futuro. Ha lasciato tutto ed ora non ha in mano niente. Va in crisi, e getta per così dire la spugna, cioè si arrende, si dichiara sconfitto. Il suo servo sarà il futuro.

È una crisi esistenziale e di fede perché non ha più passato, non sa chi è oggi e non vede futuro. E tutto questo lo vive in solitudine. La moglie appare alla fine del racconto. Questo è strano. In una vita di coppia, specialmente nei momenti di crisi, il partner o la partner dovrebbero essere un sostegno formidabile. Questo testo ci dice invece, che anche nella vita di coppia vi sono crisi personali profonde, dubbi e solitudini che si devono affrontare da soli, e l’altro/l’altra rimane per così dire alla porta della propria intimità, e non può entrare o sostituirsi. È una questione tra Dio e Abramo, tra io e il mio Dio, tra il creatore e la creatura.

In questo contesto Dio compie un gesto meraviglioso: invita Abramo ad uscire e a contare le stelle, se riesce. Dio è il Dio degli imprevisti e dell’impossibile. Ad Abramo chiede di uscire, presentandosi come il Dio delle sorprese. E Abramo nuovamente si fida, si affida, si dona e si abbandona a questa parola.

Il Vangelo invece è un altro scatto dall’Album di famiglia di Gesù. Si tratta della presentazione di Gesù al Tempio. Che famiglia aveva Gesù? Vi sono tre aspetti che emergono dal testo biblico:

  • “Maria e Giuseppe portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore”. Giuseppe e Maria donano il figlio al Signore. Tutto è un dono. Anche il figlio. Essi non si sentono proprietari del Figlio e non vivono il rapporto con lui in modo possessivo.
  • “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. «Stupirsi della vita è un segno che ci immergiamo sempre più profondamente nella sua dimensione più profonda. Quando le relazioni familiari diventano una routine, dove l’altro non è più visto come fonte di ispirazione e di rinnovamento, il fascino della convivenza si perde. Non si ha più niente da ricevere e da offrire. Indubbiamente, Maria e Giuseppe hanno trascorso tutta la loro vita familiare con senso di stupore nei riguardi del loro Figlio» (André Vital Félix da Silva,vescovo scj) e anche con la gente che ha incontrato Gesù. Lo stupore come stile di vita familiare.
  • “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui”. Gesù è cresciuto in un ambiente familiare ricco di amore, ha imparato da sua madre e suo padre a vivere con sapienza, cioè a guardare le cose che veramente contano. La famiglia di Nazareth fu dunque una famiglia normale, come tutte le nostre.

Se guardiamo noi stessi siamo una costellazione di famiglie e di realtà familiari: abbiamo famiglie con figli, coppie che non hanno figli, persone vedove, famiglie divise per tante ragioni, coppie separate, persone che sono single, persone che cercano una vita di coppia e chi invece si sta preparando a costruire una famiglia.

Che dice a tutti noi questa festa? Esiste un legame familiare che non è di sangue, ma legato alla fede e dove tuti ci riconosciamo fratelli e sorelle. Qui alla domenica noi costruiamo questo legame, perché Dio Padre ci raduna come figli e figlie. Qui portiamo i nostri dubbi e le nostre crisi come Abramo. Qui apprendiamo l’arte del dono e dello stupore, qui cresciamo alla scuola di Gesù. Che spetta a noi? Fare come Giuseppe e Maria nella grotta che qui vediamo in chiesa: avere mani e cuore aperti a se stessi, a Dio, a chi vive con noi e accanto a noi