Gesù camminava con loroIII domenica di Pasqua A

Commento a Luca 24,13-35


SERGIO ROTASPERTI

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,13-35)

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.


In questo periodo pasquale ascoltiamo racconti evangelici delle apparizioni del Risorto con i primi discepoli.

Ma c’è tra noi e loro un abisso: Gesù oggi non appare più; nessuno di noi l’ha rivisto con gli occhi e fisicamente. È  possibile incontrare oggi il Risorto? E dove lo incontriamo?

Il meraviglio brano dei discepoli di Emmaus non è un racconto di apparizione, ma di riconoscimento (Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero allo spezzare il pane).

Il racconto inizia con i due discepoli che si allontanano da Gerusalemme. Essi discutono, cioè si ribattono l’uno l’altro in modo divisivo ciò che era accaduto a Gerusalemme, cioè la tragica fine di Gesù. Sono tristi e senza speranza. Pur sconvolti dalle notizie riportate dalle donne al sepolcro, tuttavia ciò non basta: loro Gesù non l’hanno visto. Esattamente come noi oggi.

Gesù si presenta come un forestiero e viandante: ascolta, interpella, discute, li rimprovera ma non li umilia. Spiega attraverso le Scritture il senso della vita e della morte di Gesù. Scalda pian piano il loro cuore, ma non rivela ancora la sua identità. Dio è cosi: si presenta a noi come un forestiero, si mette viandante sulla nostra vita e in modo discreto, impercettibile, ci parla, ci scalda il cuore triste e accenda la speranza di una presenza.

I due discepoli , comunque ascoltano il viandante ma non lo riconoscono ancora, perché è difficile accogliere e custodire la Parola. E tuttavia in modo sempre più impellente e incontenibile cresce la voglia in loro della sua Presenza, di far si che quel pellegrino sconosciuto sia loro ospite.

Il racconto ha il centro attorno alla mensa. Luca insiste nel dire che Gesù entrò per rimanere con loro: “quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzo e lo diede loro.

Il risorto oggi è l’assente (Ma lui spari dalla loro vista) ed è il viandante che cammino accanto  noi.

La parola e il banchetto: non è altro che l’Eucaristia che celebriamo noi domenica. Questo racconto è un invito al lettore di tutti i tempi a riconoscere nel banchetto eucaristico la presenza del Risorto oggi. Soprattutto e in modo eccellente lui è presente nella Messa, ogni volta  e ogni domenica che ci ritroviamo: qui portiamo i nostri dubbi, discussioni, problemi, qui ascoltiamo la sua parola che scalda il nostro cuore e soprattutto qui abbiamo il banchetto dove Gesù ancora spezza il pane donandosi se stessi.

Ma noi dobbiamo fare la nostra parte: avere il coraggio di dire: Resta con noi!

La messa è il Risorto che si mette sulla nostra strada. Per questo chiediamo che Flavio e la sua famiglia siano inondati dalla cura e presenza del Risorto; preghiamo che anche voi giovani coppie possiate gustare la bellezza della messa per la vostra vita di coppia.

E noi tutti ora invitiamo il Risorto ad essere ospite alla nostra tavola. Resta qui  con noi, Gesù risorto e pellegrino nel tempo.