Credo, SignoreV domenica di quaresima A
Commento a Ez 37,12-14 e Gv 11,1-45
Siamo alle porte della Settimana Santa, la “grande settimana” che apriremo domenica prossima – domenica delle Palme – con il racconto della passione e morte di Gesù.
Questa domenica ci anticipa tutto ciò che vivremo nei prossimi giorni e allo stesso tempo getta un seme di speranza di fronte a ciò che più ci fa star male ed è contraddittorio il mistero della morte, della nostra morte.
Il profeta Ezechiele – nella prima lettura – condivide con il popolo d’Israele l’esperienza amara dell’esilio a Babilonia. La metafora del sepolcro e della tomba esprime ciò che spiritualmente gli esiliati provavano: la morte di ogni speranza, del desiderio di ritornare nella propria terra, ai propri affetti, nel proprio mondo culturale. La morte, dunque, ha tanti volti e non solo quello fisico.
Ma Dio irrompe con la vita: “Ecco io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, vi riconduco nella terra”. Dio è il Dio della vita, anche quando tutto è impossibile, e ancor di più nell’ora del silenzio, del vuoto, della perdita di ogni speranza.
Alla luce di questa pagina possiamo comprendere l’episodio della risurrezione di Lazzaro: è il preannuncio del giorno in cui Dio fa entrare il suo spirito e rida vita. E lo promette con ferma decisione: “L’ho detto e lo farò” (Ez 37,14)
L’ episodio di Lazzaro precede il racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù e, in un certo senso, siamo introdotti a ciò che seguirà.
Gesù ama Lazzaro, ma stranamente non interviene subito e aspetta due giorni prima di partire. Strano atteggiamento: perchè Dio non interviene? Dov’è? Non ci sono risposte. Tante domande che rivolgiamo a Dio, di fronte al mistero della sofferenza e morte…
Poi Gesù si trova con Marta. Una donna dalla fede vacillante. Crede nel futuro, ma ora la fede deve cedere il posto alla realtà: “So che risorgerà” . Ora l’odore della morte impregna anche il vestito della fede.
Poi abbiamo Maria. Gesù la vede ed è preso da turbamento e piange. Nel testo greco si parla di collera più che turbamento: Probabilmente l’evangelista ci vuole dire che e Gesù reagisce davanti alla morte, non accetta il regno della morte sul regno della vita. Il suo pianto è la solidarietà di Dio con ogni fratello e sorella che soffre e muore su questa terra.
Gesù prega e le bende della morte sono tolte a Lazzaro.
Oggi l’uomo continua a morire e la vita è segnata dalla sofferenza. Ma l’ultima parola non è la morte ma la vita. Credi tu questo? Credi realmente a Gesù che ti dice: Io sono la risurrezione e la vita?
Credi questo? La risposta non è scontata. Possono passare anni prima di dire si. Oppure si vive nel vuoto, nel pianto, nel silenzio dei nostri perchè, nelle notti oscure per lungo tempo, arrivando a interrogare Dio o a maledire vita come Giobbe.
Noi siamo qui per avere il coraggio di dire “Credo Signore”, mi abbandono in te, che sei la vita, il Dio della vita. Nonostante.
Impariamo da te Signore,
la fiducia incrollabile nella vita
anche quando la fede nostra
è impregnata dall’odore della sofferenza e morte.
Aiutaci a dirti non solo con le labbra
ma ancor di più con il cuore:
Credo, Signore: Tu sei la mia, la nostra vita. Oggi e per l’eternità