La fede della senapeXXVII domenica del Tempo ordinario C

(Lc 17,5-10). La fede non si acquisisce aumentando cose da fare, ma con la capacità di essere autentici


SERGIO ROTASPERTI

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe.7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: «Vieni subito e mettiti a tavola»? 8Non gli dirà piuttosto: «Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu»? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare. (Lc 17,5-10)

Il breve brano evangelico fa parte della sezione lucana cosiddetta del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Il capitolo 17 inizia con due aspetti riguardanti la vita comunitaria: lo scandalo e la correzione fraterna. A queste due si aggiungono altri due ambiti: l’aver fede (5-6) e il servire (7-10), proposti alla nostra riflessione.

I discepoli pongono una domanda a Gesù che riguarda il modo di aumentare la fede: “Accresci in noi la fede!”. Molto spesso si sente anche oggi dire: “io non ho fede”, o “ho poca fede” o “è una persona di grande fede” etc. Nel linguaggio comune diciamo pure che vorremmo avere una fede più grande e, quindi, aumentarla. Ma questa prospettiva è sbagliata.

Gesù risponde con una piccolo paragone, tratto dal mondo della natura: “Basta avere la fede come un granello di senape”. E il granello di senape è davvero molto minuscolo.

La fede non è questione di grandezza. Non ci sono persone che hanno più o meno fede. Non è questa la misura. E la fede non è una nozione o un insieme di dogmi o nozioni da assimilare.

La fede è credere che siamo un granellino di senape, cioè piccola cosa, fragili, insignificanti, che contiamo poco o nulla. Ma che in questa piccolezza siamo noi stessi, autentici. E che questa piccolezza è amata da Dio, con la quale egli ha un legame profondo e indelebile.

La fede, prima di tutto è fiducia in se stessi e «nella capacità di bene insita in noi stessi, nella nostra retta coscienza, nella nostra profondissima capacità di amare» (Paolo Scquizzato). La fede è credere che Dio crede in noi e conta su Dio noi, che  siamo preziosi ai suoi occhi e che abbiamo un potenziale enorme da sviluppare.

La fede è la capacità di credere che Dio non viene mai meno alla sua sapiente cura e consolazione, anche quando avvertiamo il suo silenzio o avvertiamo la nostra impotenza davanti alla violenza e ingiustizia sociale (Ab 1,2-3; 2,2-4).

La fede è credere che si, attraverso di Dio può avvenire l’impensabile, come il vedere un gelsomino sradicato e piantato nel mare.