La testarda vicinanza di DioIV domenica tempo ordinario - A
(Mt 5,1-12) Beatitudini: il volto di Dio, il volto dei cristiani
In quel tempo 1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. (Mt 5,1-12a)
Il testo delle Beatitudini è ritenuto da molti commentatori ed esegeti il cuore del messaggio di Gesù. È stato anche definito la “carta programmatica” di Gesù, una esplicitazione di quanto egli aveva proclamato nella sinagoga di Nazareth, riprendendo le parole del profeta Isaia (cf. Lc 4,16-28; Is 61,2-3).
Perché tutto ciò? Facciamo attenzione ad alcuni particolari del testo.
Gesù sale su un monte. Matteo non intende tanto menzionare un luogo geografico, ma indicarne lo spessore teologico. Per i destinatari di Matteo era chiaro il riferimento a due profeti molti importanti nella tradizione ebraica: Mosè ed Elia. Anche Mosè era salito sul monte Sion per ricevere le 10 parole. Gesù si siede, esattamente come Elia si era seduto sul monte per ricevere i 50 uomini da lui giunti per avere un consiglio (2Re 1).
Per i lettori al tempo di Matteo fu chiaro: Gesù parla ed agisce come Mosè l’amico di Dio e come Elia profeta forte e radicale. Come Mosè ed Elia, anche Gesù rende presente la vicinanza di Dio a ciascuno di noi, offrendo parole che hanno il sapore della novità e radicalità. Ma non solo. Gesù intende offrire anche una via per affrontare la vita quotidiana, spesso dura, faticosa e a volte indecifrabile.
Le Beatitudini ci raccontano prima di tutto chi è Dio, attraverso lo sguardo, le mani, le parole, le azioni di Gesù: è colui che sta dalla parte dei poveri non solo materiali ma “nello spirito”, cioè psichici e fragili; dalla parte di chi versa lacrime come un grido di sofferenza e di solitudine; dalla parte di coloro che non si rassegnano al marcio e alle ingiustizie che vedono, di cui sono impotenti spettatori, ma non cessano di sperare nella giustizia come il pane per l’affamato e l’acqua nel deserto; sta dalla parte di chi tende la mano e adotta un atteggiamento di misericordia, piuttosto che usare la vendette e il risentimento; di chi cerca ostinatamente la pace, sradicando ogni forma sottile di violenza anche verbale (cf. Mt 5,22); di chi ha il coraggio di andare fino in fondo, anima e corpo.
Le Beatitudini ci raccontano lo stile di Gesù, il suo modo di avvicinarsi alla gente, le sue priorità, le motivazioni profonde che stanno alla base delle sue scelte e dei suoi incontri. Lui stesso.
Esse sono un perenne monito per la chiesa di tutti i tempi e di oggi: veramente siamo così come Gesù?
Le Beatitudini sono anche un messaggio, che ci rivela la testarda vicinanza di Dio a chi oggi – magari io stesso – avverte un senso di povertà spirituale e vuoto interiore.