Se Dio è pastorela Bibbia della domenica

Omelia
quarta domenica di Pasqua B


SERGIO ROTASPERTI

Il Vangelo non ci racconta alcuna apparizione, ma ci riporta ad un episodio della vita Gesù durante la festa della Dedicazione del tempio.

Essa era una solennità nella quale si ricordava la consacrazione del nuovo tempio effettuata dai rimpatriati da Babilonia nel 515 a.C.

All’inizio del capitolo Gesù parla di essere porta del recinto delle pecore (Gv 10,1.7.9) e fa riferimento al tempio.

Il discorso di Gesù è incentrato sulla figura del pastore.

Prima di tutto una dichiarazione: “Io sono” e richiama il roveto ardente, è la manifestazione stessa di Dio.

Gesù si definisce non solo un pastore, ma il pastore buono.

Vi sono due espressioni centrali: il pastore “conosce” e “da la vita”

Conoscere esprime il contatto personale, non solo intellettuale, ma intimo profondo; si tratta di un’unione intima, di dialogo personale e pieno di amore tra Gesù e credenti

Questo amore è così grande che arriva a dare la vita per loro.

Più avanti nel testo si dirà che le pecore ascoltano questa voce. Il compito del credente è quello di rispondere nell’ascolto che è accoglienza piena di amore e gratitudine in dialogo e unione con Gesù.

Ma oggi non vi è la nostra risposta, ma la concentrazione su chi è Gesù per noi credenti e che cosa fa con noi.

Questo è il volto di Gesù e di Dio che conosciamo?