Se tu squarciassi i cieli e scendessi!La Bibbia della domenica
Omelia della prima domenica di Avvento B
„Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” Penso sia una delle più appassionate e intense preghiere bibliche che esprimono in modo lapidario il difficile momento storico che stiamo vivendo. Un avvento che più di altri anni inizia segnato dalla distanza, dalla solitudine, dall’incertezza, da malati che sono costretti a stare lontani dagli affetti.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi. Questo fu un grido rivolto a Dio, da parte di Israele in un momento molto difficile e traumatico della sua storia, avvenuto dopo l’esilio babilonese nel VI sec. A. C. In mezzo alla tempesta – di cui in realtà non sappiamo identificare con precisione – Dio sta in silenzio, è assente. Perciò Israele testardamente fa appello a Dio in quanto Padre: “Signore, tu sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi. Si proprio così. Iniziamo questo cammino d’avvento prima di tutto facendoci voce di tutti coloro che vivono l’assenza e il silenzio di Dio e hanno perso la voglia di ripartire, di ricominciare, di sperare.
Il Vangelo ci invita ad entrare in una prospettiva diversa. Nel testo che abbiamo ascoltato vi è una persona assente, ma l’accento non è posto tanto su colui che è assente e che prima o poi ritornerà, ma sul fatto che bisogna essere attivi, vigili: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”
Per comprendere questa immagine, dobbiamo calarci nell’ambiente sociale e urbano del primo secolo. Normalmente le città erano custodite da mura e da torre di guardia. Sopra queste torri vi era un sorvegliante il cui compito era quello di scrutare in lontananza ed avvisare gli abitanti in caso di pericolo o aggressione. Naturalmente la guardia sperava che nessuno venisse. Gesù utilizza questa immagine ma lo fa in modo positivo. Le guardia, i servi e i portieri devono attivarsi perché ciascuno sia pronto ad accogliere il rientro del padrone: scrutando oltre i muri, in lontananza, di giorno e di notte, informando gli altri, aprendo le porte etc. Tutti devono essere consapevoli non solo di quello che fanno, ma per chi lo fanno.
Iniziamo il cammino verso Betlemme: che consapevolezza abbiamo di questo? Siamo come Israele che vivono il silenzio e l’assenza di Dio? Ci sentiamo come sentinelle che scrutano oltre i muri e fanno di tutto perché il Signore venga accolto nella vita personale e in quella di chi mi sta accanto? Non importa a che punto siamo. Importante è essere consapevoli dove siamo e con chi camminiamo. E partire insieme, perché “non ci si salva da soli”.
La liturgia del tempo di avvento mette in evidenza tre venute di Gesù: la prima avvenuta a Betlemme, la seconda che avverrà alla fine dei tempi, ed ora, l’oggi che viene.
Gesù è presente nella vita feriale, negli eventi lieti o tristi che ci troviamo a vivere, nel bicchiere di acqua fresca che diamo anche inconsapevolmente e soprattutto è qui in mezzo a noi e tra poco ci dono se stesso con il suo corpo e il suo sangue.
Aiutiamoci a vicenda con tutti i mezzi a disposizione che abbiamo, perché sia un avvento veramente speciale.