Perchè nessuno vada perdutola Bibbia della domenica
omelia della IV domenica di quaresima B
La prima lettura ci presenta una sintesi della storia dell’antico israele, mentre il vangelo si inserisce in un dialogo avvenuto di notte tra Gesù e Nicodemo.
Apparentemente due testi molto distanti ma hanno in comune due elementi.
Il primo elemento sono i contrasti.
Nella prima lettura è una lettura religiosa della storia che ha portato Israele nel VI secolo alla catastrofe, alla sua fine politica e all’esilio. La responsabilità è dei governanti e del popolo stesso: Dio nella sua premura incessante aveva mandato i suoi messaggeri perché aveva compassione, “ma essi si beffarono, disprezzarono le sue parole, schernirono i suoi profeti”. Il contrasto sta qui: Dio si prende cura, la storia invece dimostra che Dio viene disprezzato e calpestato. E tuttavia Dio è testardo e non si ferma al disprezzo e al rifiuto.
Anche nel Vangelo notiamo un contrasto: tra amore e condanna, tra luce e tenebre. Un dialogo che avviene di notte: non è solo un’annotazione temporale, ma evoca lo stato d’animo dell’interlocutore di Gesù.
Ci stiamo avvicinando alla settimana santa e alla Pasqua e questi contrasti saranno sempre più evidenti e inconciliabili fino a far soccombere Gesù nella morte.
Il secondo elemento che percorre tutte e tre le letture è la testarda volontà di Dio di amare senza misura, e oltre ogni misura: “Dio ha tanto amato il mondo da dare (consegnare, donare) il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna. E ancora nella seconda lettura “Dio ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, ci ha fatto rivivere in Cristo: per grazia siete salvati”.
Non esistono parole di disprezzo, di oltraggio, pagine di storia, uomini e donne che calpestano e condannano Dio, che bloccano Dio dal suo amore e dalla sua volontà di donare vita.
Dobbiamo affermarlo con forza, soprattutto oggi che si ha la tendenza di far condizionare l’amore e la misericordia di Dio alla condotta morale. Lo scandalo della croce e del nostro Dio è proprio questo: Dio ama. Dio ti dona la vita. Punto. Senza se. Senza ma. Senza condizioni. Senza precondizioni. Senza esigenze di contraccambio.
Dio non ti condanna e non condanna nessuno. E se c’è una condanna sei tu che deliberatamente e liberamente la scegli e la vuoi. Se tu sai che Dio è vita e amore e tu non vuoi che Dio sia vita e amore per te, Dio ti lascia libero, non ti condanna: tu fai la scelta di autoesclusione. Ma io penso che se fosse cosi ci troviamo davanti a casi veramente limite e per di più credo a persone fragili o psicologicamente instabili più che realmente consapevoli. Ma esiste sempre la possibilità.
Il nostro Dio è un Dio inquieto, perché ama: “L’amore è inquieto. L’amore non tollera l’indifferenza. L’amore ha compassione. Ma compassione significa mettere il cuore in gioco; significa misericordia. Giocare il proprio cuore verso gli altri: è questo l’amore. L’amore è mettere il cuore in gioco per gli altri” (Papa Francesco)
Questo fa Dio per noi. Questo è lo stile di Dio e di Gesù. Questa domenica ci chiede di metterci nei panni di Dio che si mette in gioco per noi, perché anche noi facciamo altrettanto. Ma ci introduce al dramma del rifiuto e del disprezzo di Gesù che lo portato alla croce. E noi da che parte staremo? La risposta non è per nulla scontata