Come Abramo, come GesùII Domenica Quaresima A
commento a Gen 12,1-4; Mt 17,1-9
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,1-9)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
La quaresima è un cammino penitenziale che ci dovrebbe aiutare a trasformare ogni tipo di relazione, gli eventi che ci toccano, le tappe della vita.
Questo cammino e ogni cammino umano trova in Abramo la sua più alta ed eloquente espressione.
Abramo ha una moglie sterile, il padre e il fratello sono morti: una tappa della sua vita segnata dalla sofferenza, dal lutto, dalla morte. Ebbene in questa situazione, Dio lo chiama a partire per divenire una benedizione.
Non vi sembra qui Dio duro e senza pietà? “Vattene dalla tua terra”. Dio apre ad Abramo un futuro senza certezze, prospettive e garanzie. Dio gli chiede di andare via. Rashi commenta: “va via, lett. va per te. È come se Hashem (Dio) dicesse: “Va per il tuo piacere e per il tuo bene”.
In mezzo a cammini di morte, Dio apre cammini di vita, cammini di benedizione e non di maledizione. Dio si presenta come futuro e chiede solo fiducia contro ogni fiducia, speranza contro ogni speranza.
“Allora Abramo partì”. La fiducia di Abramo in Dio è fatta di si, ci crede si butta e si mette in gioco. E la mia fiducia in Dio? Come reagisco davanti a cammini di sofferenza e morte che la vita mi fa incontrare? Credo che Dio trasforma il mio cammino in un cammino di vita e di benedizione?
L’esperienza di Abramo è anche l’esperienza di Gesù. Gesù è consapevole che il suo epilogo sarà non molto lontano e sarà tragico. Per questo, nella solitudine, nella crisi prende con se le persone più care e sale su un alto monte a cercare luce nella sua oscurità, nella preghiera.
Gesù non si trasfigura, ma è trasfigurato. È il Padre che lo riempie di luce. Fa un esperienza profonda e intima di Dio, che non si può descrivere se non con simboli. E anche coloro che sono con lui percepiscono la presenza di Dio e la sua bellezza. Si tratta di una esperienza di risurrezione.
“L’uomo va a Dio nella solitudine e nel suo bisogno, con il volto segnato dal tempo e dal cammino di sofferenza; Dio trasforma questo cammino di solitudine in cammino di vita. Al pari della via di Gesù, la strada dell’uomo, per quanto obbrobriosa possa essere, viene trasfigurata a immagine di Dio che ama la vita” (M. Grilli, Alla ricerca del volo, 92)
Una particolarità di Matteo è il volto: “il suo voltò brillo come il sole”. Ogni credente cerca il volto di Dio. E il volto di Dio ha il volto di Gesù, il volto della luce e della passione, della morte e della risurrezione.
L’unica via per arrivare a vedere il volto di Dio sta nelle parole “Ascoltatelo”, cioè il rimando alle Scritture. Solo nella familiarità con le Scritture noi comprendiamo il volto di Dio. Ed egli si trasfigura ancora oggi nell’Eucaristia che accogliamo con fede e gratitudine.