70 volte 7
Commento a Mt 18,21-35
“Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Cosi ci rivolgiamo quotidianamente e quasi meccanicamente al Signore, quando preghiamo il Padre nostro.
Le letture di oggi sono – per così dire – una interpretazione di questa parte della preghiera. Mi soffermo solo sul Vangelo.
Esso è la continuazione del “discorso comunitario” che abbiamo già in parte commentato domenica scorsa e qui abbiamo la domanda di Pietro: “Se mio fratello commette colpe contro di mee, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?
Già la domanda è generosa: se io sono nel giusto e mio fratello è in debito con me, commette colpa contro di me, quante volte dovrò perdonare? La tradizione rabbinica affermava che ragionevolmente al massimo fino a quattro volte si può perdonare. Ed è già molto. È sufficiente che noi guardiamo la nostra esperienza: dopo la prima volta spesso chiudiamo la relazione. Pietro indica sette volte: forse vi è l’idea di pienezza, dettata dal numero simbolico.
Gesù risponde: 70 volte 7. In background vi sta un testo di Gen 4,23-24, conosciuto come il canto di Lamec: “Ada e Silla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l’orecchio al mio dire! Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette”. La vendetta è senza limiti:ti puoi vendicare per qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, anche per futilità. Gesù disapprova questo atteggiamento e risponde con il perdono assoluto (che non significa buonismo o mancanza di giustizia).
Perché? La parabola del servo spietato ci aiuta a comprendere. Vi è sproporzione e contrasto tra il debito del servo e il condono fatto dal padrone; vi è anche sproporzione tra il debito del secondo servo compagno del servo spietato. Ma la logica del padrone è la compassione: il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito” (v.27), la misericordia che va condivisa: Non dovevi anche tu avere pietà del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? (v. 33).
Non esiste confessione che ci mette radicalmente a posto con Dio una volta per sempre. C’è una radicale distanza, contrapposizione, sproporzione tra ciascuno di noi e Dio. Siamo sempre in debito con Dio. La meravigliosa notizia è che Dio ha compassione, cioè si mette accanto a me e a te e ci ama cosi come sono, cosi come siamo. In modo gratuito, totale, costante.
Ed io rispetto agli altri, a chi è parte della mia cerchia di relazioni? Chi è il fratello/sorella che è in debito con me? E come mi relaziono con lui/lei? Siamo in grado di avere come riferimento Dio e il suo atteggiamento con me?
A volte come singoli e chiesa giudica con facilità gli altri e loro situazioni, chiudiamo le porte, imponiamo standard di misericordia e criteri di perdono.
Quanto è necessario chiedere un “cuore più grande di ogni offesa, più luminoso di ogni ombra, per ricordare al mondo l’amore di Dio senza misura”.