Comprendere il cuore di Dioterza domenica di quaresima C

Omelia di p. Fabiano della terza domenica di quaresima C


PE. FABIANO DANTAS

Carissimi fratelli e sorelle,

Oggi siamo chiamati a riflettere su una delle parabole più belle e potenti del Vangelo: la Parabola del Padre Misericordioso. Questo racconto, che troviamo nel Vangelo secondo Luca, non è solo una storia di perdono e redenzione, ma un invito a comprendere meglio il cuore di Dio, la sua infinita misericordia, e come noi siamo chiamati a rispondere a questo amore divino.

La parabola ci presenta due figli, ma entrambi, in un certo senso, sono perduti. Il figlio più giovane, che chiede la sua parte di eredità e se ne va lontano, sperperando tutto in una vita dissoluta, è il simbolo di chi si allontana dalla casa del Padre, cercando la felicità in cose mondane, per poi accorgersi della sua miseria e del bisogno di tornare. È un richiamo forte alla nostra fragilità, alla nostra tendenza a cercare soddisfazione altrove, lontano da Dio. Tuttavia, il ritorno del figlio è un segno di speranza, perché ci ricorda che la porta della casa del Padre è sempre aperta per chi ha il coraggio di tornare, anche quando si è smarriti.

Ma anche il figlio maggiore, che rimane a casa, è perduto. Lui è il simbolo di chi, pur vivendo sotto lo stesso tetto del Padre, non comprende veramente la sua misericordia. Anzi, lo considera quasi come un padrone da servire, non un padre da amare. La sua rabbia e gelosia nei confronti del fratello che è tornato a casa evidenziano quanto lui non abbia mai capito il cuore del Padre. Questo ci invita a riflettere su di noi: è possibile che, pur frequentando la Chiesa, pur professando la nostra fede, ci ritroviamo nel cuore come il figlio maggiore, lontani dalla vera comprensione dell’amore di Dio? Possiamo essere presenti fisicamente, ma il nostro cuore può essere lontano dalla grazia di Dio.

Il vero “perduto” nella parabola non è solo il figlio che se ne va, ma anche quello che resta a casa, ma non sa veramente chi è il Padre. Dio non è solo il nostro padrone da servire, ma è il nostro Padre che ci ama con un amore immenso, senza condizioni, e ci invita a partecipare alla Sua gioia. Ogni volta che torniamo a Lui, ci accoglie con le braccia aperte, indipendentemente da quanto lontano ci siamo allontanati.

Voglio ora raccontarvi una storia che è accaduta qualche tempo fa, in una grande città del Brasile, una storia vera, che ci aiuta a comprendere ancora meglio il cuore di Dio, sempre pronto a perdonare e ad accogliere chi ritorna a Lui.

Una giovane ragazza, che viveva in una grande città del Brasile, decise un giorno di allontanarsi dalla sua famiglia. Durante la sua giovinezza, cercò di vivere una vita di libertà, lontano dai principi e dalle regole che i suoi genitori le avevano insegnato. Si lasciò travolgere da una vita disordinata, dalle tentazioni e dalle passioni del mondo, dimenticando la casa e l’amore di suo padre. La sua ricerca di felicità la portò lontano da Dio, e ben presto si trovò a dover affrontare una tragica realtà: scoprì di essere malata di AIDS. Questa giovane ragazza, sola e abbandonata da tutti i suoi amici, si trovò ad affrontare la sua malattia con una grande tristezza e un senso di colpa che la consumava. Un giorno, con il cuore pieno di rimorso, scrisse ai suoi genitori una lettera, in cui confessava il suo stato di salute e chiedeva perdono per tutte le sue scelte sbagliate. Nella lettera, chiedeva se sarebbe stata accolta a casa, se i suoi genitori l’avrebbero perdonata nonostante tutto. Non sapeva se fosse degna di ricevere il loro amore, ma sentiva di non avere altra via d’uscita.

La ragazza, però, scrisse una piccola richiesta speciale: chiedeva che, nel caso i suoi genitori l’avessero accettata, mettessero un fazzoletto bianco fuori dalla finestra della sua stanza. In questo modo, se fosse passata davanti alla casa, avrebbe saputo che sarebbe stata accolta.

Poco tempo dopo, la ragazza prese il coraggio di tornare a casa, ma il suo cuore era ancora pieno di paura. Aveva il timore che i suoi genitori non l’avrebbero accettata, che la loro risposta sarebbe stata di rifiuto. Quando arrivò davanti alla finestra della casa, si aspettava di vedere un piccolo fazzoletto, come aveva chiesto. Ma ciò che vide la sorprese: non c’era un fazzoletto, ma un grande lenzuolo bianco. I genitori, temendo che un piccolo fazzoletto potesse non essere notato, avevano messo un lenzuolo intero, per farle capire senza ombra di dubbio che sarebbe stata accolta con amore.

Quel lenzuolo è il simbolo di un amore che non si misura, che non ha paura di essere visto, che non si nasconde mai. Così fa Dio con noi. Quando ci sentiamo smarriti, lontani, quando temiamo che i nostri peccati siano troppo gravi da poter essere perdonati, Dio stende su di noi il Suo lenzuolo di misericordia. Non ci dà un piccolo gesto, ma un amore che ci avvolge completamente, che ci accoglie con le braccia aperte, senza riserve.

Questa storia ci aiuta a comprendere meglio il cuore di Dio, che ci accoglie sempre, anche quando pensiamo di non meritarlo. Proprio come i genitori di quella giovane ragazza, Dio non esita ad allargare le Sue braccia per accoglierci, anche quando ci siamo allontanati, anche quando pensiamo che il nostro peccato sia troppo grande.

La gioia di questa domenica Laetare, che segna la metà del nostro cammino quaresimale, ci ricorda che la Pasqua è ormai vicina. È un momento di speranza, un momento in cui possiamo avvicinarci al Padre con il cuore aperto e rinnovato, pronti ad accogliere la Sua misericordia, come il figlio che torna a casa. Non importa quanto lontano ci siamo allontanati, non importa quanti errori abbiamo fatto: Dio è sempre pronto ad accoglierci con gioia, proprio come i genitori accolgono il figlio che torna a casa. Che questa domenica Laetare ci porti a una rinnovata consapevolezza del nostro bisogno di misericordia e della chiamata a vivere una vita che rispecchi l’amore e il perdono che il Padre ci offre.