Gesù, il lebbroso e noiLa Bibbia della domenica
Omelia VI domenica del tempo ordinario B
Mai come questa domenica, siamo in grado di comprendere il significato delle letture che abbiamo ascoltato.
Apparentemente il tema della lebbra e dell’impurità è molto distante da noi. Ma non è così. La prima lettura ci informa sulla legge dei Lebbrosi, contenuta in un ampia sezione del libro del Levitico, nella quale si danno indicazioni per la diagnosi, profilassi e purificazione della lebbra presso l’antico Israele.
La persona lebbrosa era impura. La purità e impurità non ha a che fare con una questione morale come pensiamo noi. Dobbiamo intendere cosi. Dio è creatore e vita e tutto cio che spezza il ritmo della vita ci separa da lui e ci rende perciò impuri. Molte impurità non dipendono dalla persona: ad esempio la perdita di flusso di sangue nella donna o il toccare il cadavere: tutto rende impuro, perché si rompe il ciclo della vita.
Anche la lebbra entrava in questa categoria di considerazione. In più, il lebbroso, per evitare il contagio con altri, aveva l’obbligo di rimanere isolato, fuori dall’accampamento, dalla città.
Alla luce di questo, possiamo meglio comprendere il racconto del vangelo di Mc. Ma abbiamo provato e proviamo sulla nostra pelle, che cosa prova un lebbroso. Il Covid-19 fa esattamente la stessa cosa. Ci costringe a stare distanti, isolati, ridurre i contatti. Quindi possiamo comprendere lo stato d’animo del lebbroso che viveva permanentemente lo stato di isolamento e segregazione. E questo stato sussisteva non solo nei confronti della società, ma anche verso Dio, sentendosi impuro, cioè non beneficiario della vita di Dio.
Vi faccio notare la preghiera del Lebbroso che – stranamente, rompendo ogni legge – va da Gesù (che non lo respinge): “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Il lebbroso non chiede la guarigione ma la purificazione. Può ancora sopportare di essere isolato e segregato nella società, ma non riesci a vivere segregato e isolato da Dio. E si rivolge a Gesù senza pretendere nulla “Se vuoi” (e non se puoi…)
La reazione di Gesù sta nel verbo “ne ebbe compassione”. È lo stesso verbo del buon samaritano. E nelle parole che esprimono ciò che sente visceralmente: “Lo voglio, sii purificato”. Gesù tocca il lebbroso e non ha paura di contaminarsi; tocca il lebbroso e lo reintegra in Dio; tocca il lebbroso e lo reintegra nella società; tocca il lebbroso e lo toglie dall’isolamento.
Certo la conclusione è strana: Gesù improvvisamente indignato (lo ammonisce), vi è un ordine segreto che il lebbroso guarito infrange, la gente che cerca Gesù.
Chi è Gesù, chi è il lebbroso, chi sono io?
“Gesù insegna, ma non è uno scriba, guarisce ma non è un santone, accoglie gli emarginati, ma non è un sobillatore, parla di Dio e del suo regno, ma non è un sognatore…” (Massimo Grilli, In ascolto della voce, 136). Chi sei tu Gesù?
Chi è il lebbroso oggi? Non è difficile identificare chi è isolato o al margine della società. Gli emarginati sono quanti sono spezzati e allontanati dal cerchio delle relazioni e dalle reti sociali. Certamente noi tutti oggi viviamo come il lebbroso e vogliamo chiedere al Signore di toccarci non tanto per guarirci (certo anche questo), ma per sentirci completamente reintegrati e in armonia con Dio il creatore e la vita.
Ciò che nel nostro piccolo facciamo come comunità cristiana è essere il tocco di Gesù per la nostra vita e anima: l’eucaristia domenicale, le trasmissione online durante la settimana, l’ascolto reciproco.
Se ci sentiamo come il lebbroso non abbiate paura di gridare al Signore; se state bene, vi auguro di avere come Gesù un cuore compassionevole e mani che hanno il coraggio toccare gli intoccabili