I volti della preghieraPregare nel tempo del Coronavirus

Molte sono le iniziative di preghiera. La psicologia che dice?


SUSY CONTE*

Leggendo i vangeli, si nota che Gesù, avvertiva a volte il bisogno di allontanarsi dalla folla, di ritagliarsi uno spazio suo personale, dove potersi dedicare silenziosamente al dialogo con suo Padre, traendone sicuramente dei benefici. Verrebbe quasi da affermare che Gesù pregava in modo meditativo.

Pregare meditando

Preghiera e meditazione non sono altro che due facce della stessa medaglia, la relazione.

Oggi giorno sono sempre più le persone che si accostano alla meditazione, in diverse forme e in diversi modi. Recitando mantra, restando in assoluto silenzio, concentrandosi sul respiro, in movimento o restando comodamente seduti. Ognuna di queste forme aiuta le persone ad entrare in relazione con sé stessi o con qualcun altro.

La meditazione aiuta a metterci in contatto profondo con le nostre emozioni, paure, ansie e sensazioni, ad avere un controllo maggiore su di esse, aiutandoci a gestirle meglio nella quotidianità. É quindi una relazione con il nostro Io.

La preghiera è un richiedere, un domandare cortesemente qualcosa a qualcuno. Generalmente la usiamo in riferimento a Dio, alla relazione che instauriamo con lui nel nostro segreto, sia con formule/ preghiere già prestabilite e sia con un dialogo vero e proprio.

Ogni religione ed ognuno di noi prega in modo diverso, non esiste un modo giusto ed uno sbagliato, preghiera è dialogo, è apertura del cuore, è mettersi a nudo davanti a Dio con le nostre paure, insicurezze, mostrandoci umili e affidarci al suo operato (anche e soprattutto quando questo non soddisfa le nostre richieste/desideri) e fidarci totalmente. Dimentichiamo spesso che Dio è Amore, questo accade anche perché tendiamo ad interiorizzare Dio, sulla base di quello che è il nostro legame di attaccamento con le figure di riferimento (in particolare il Padre).

Preghiera e vita

I nostri modi di pregare seguono le nostre fasi di vita. Passiamo da preghiere di liberazione (da qualche malattia) a preghiere di accettazione (di eventi che non possiamo modificare). I modi di pregare seguono anche le esperienze che facciamo nella fede, con gli altri gruppi religiosi o altre comunità.

Psicologia e Preghiera

Molti sono gli psicologi che si sono interessati al rapporto psicologia e preghiera/religione, in particolare:

Jung sottolineava quanto, l’adesione ad un sistema di credenze religiose, possa rivelarsi adattivo e protettivo per il mantenimento della salute psichica e vada, in tali casi, incoraggiato e preservato. La religione dunque, nella psicologia Analitica, avrebbe la sostanziale funzione di integrare, nell’uomo, le due polarità della dimensione individuale e collettiva dell’esperienza.

Allport, esponente della corrente della psicologia umanistica americana, affermava che il modo in cui la persona sceglie di vivere la religiosità si incarna nel suo modo di essere, e nello specifico nel modo in cui affronta e dà significato al mondo. L’orientamento religioso intrinseco è un modo personale di vivere la spiritualità. Chi lo possiede, considera la religione come valore assoluto su cui poggia la vita e che conferisce valore ad essa. Non c’è alcun intento utilitaristico della religione, ma solo il compimento dell’uomo. Queste persone vivono la religione come pratica incarnata nella quotidianità e avvertono la presenza dell’Assoluto nella loro esistenza. Il valore psicologico più importante della religione è il suo essere un elemento unificatore dell’esperienza umana che offre significato e risposta a quanto l’uomo nei suoi limiti non riesce a comprendere.

Preghiera e salute

Diversi sono gli studi che hanno notato una correlazione tra preghiera e salute, dimostrando un miglioramento non solo fisiologico ma anche psicologico.

Herbert Benson, professore di medicina alla Harvard Medical School ha dedicato circa 40 anni di lavoro sullo studio del rapporto tra preghiera e salute. Egli ha dimostrato che la preghiera e la meditazione riescono a modificare il profilo genico e a depotenziare le sequenze cellulari pericolose per la salute. Nel suo studio sono stati analizzati i profili genetici di 26 volontari, nessuno dei quali aveva mai pregato o meditato in modo regolare prima di avviarli ad una tecnica di routine di rilassamento della durata di 10-20 minuti, che comprende parole/preghiere, esercizi di respirazione e tentativi di escludere i pensieri quotidiani. Dopo otto settimane i ricercatori hanno analizzato nuovamente il profilo genico dei volontari. Dai risultati è emerso che sequenze di geni importanti per la salute sono diventate più attive e, analogamente, sequenze di geni potenzialmente nocivi sono diventate meno pericolose.

Un altro studio interessante è stato svolto dall’Università di Pavia, la quale ha dimostrato che recitare il Rosario ogni giorno da persone sofferenti di scompenso cardiaco cronico, sembra capace di regolarizzare il battito del cuore e la pressione. Il beneficio sarebbe dovuto alla ripetitività della litania che facilita la sincronizzazione del respiro con il ritmo del cuore, con una migliore ossigenazione del sangue.

È bene sottolineare che la preghiera non si sostituisce ad un percorso psicologico e viceversa. Entrambe portano benefici, chiaramente diversi. La preghiera ci aiuta ad avvertire la presenza di Dio e stabilire con Lui una relazione intima che ci dona serenità e pace interiore, con effetti anche nella nostra vita sociale. Un percorso psicologico e/o psicoterapeutico comporta un miglioramento della vita emotiva, sociale e aumento della propria consapevolezza con un diverso atteggiamento nei propri confronti.

Preghiera e Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Quando si vive la preghiera come un compito a cui assolvere, diventa naturale sentirsi in colpa quando si pensa di non aver fatto il proprio dovere di fedele. Si corre il rischio di misurarsi nel confronto con gli altri, quasi come se si dovesse gareggiare, correndo il rischio di sentirsi ora i migliori, ora i peggiori di questo mondo. Quando tale compito diventa un macigno, un’ossessione per alcune persone allora ha senso parlare di quello che in psicologia viene definito come Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Alcune persone hanno il timore che i peccati li condannino alla dannazione eterna, vivono di conseguenza in un costante stato di colpevolezza nel non essere in grado di rispettare i precetti della propria religione e di ansia per timore di qualche punizione divina. Questi stati fanno poi attivare comportamenti compulsivi di “purificazione”, come l’assidua confessione ad un padre spirituale dei propri peccati, ad esempio. Questo tipo di preghiera/ossessione non comporta chiaramente alcun beneficio alla persona che vive in stato di costante agitazione ed ansia.

Preghiera, specchio dell’essere

Il nostro modo di pregare rappresenta il nostro stile di vita, rispecchia il nostro modo di essere. Non preoccupiamoci dello stile che scegliamo, non poniamoci la domanda quale metodo sia giusto o sbagliato, Dio va oltre tutto ciò, Lui guarda il nostro cuore: “Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. (Mt 6, 6).

*Psicologa