La forza travolgente del Risorto3 domenica di Pasqua C

Commento a Giovanni 21


SERGIO ROTASPERTI

Abbiamo ascoltato l’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni. Esso contiene due scene: la pesca abbondante e il dialogo con Pietro.

Il racconto inizia là dove era iniziato il Vangelo: in Galilea. Per Simon Pietro e gli altri significa chiudere un capitolo della loro esperienza e ritornare alla vita di sempre. Gesù è morto, lui stesso è stato incapace di mostrare coraggio e vicinanza a Gesù che gli aveva mostrato fiducia e amicizia. In quelle parole di Simon Pietro: «Io vado a pescare» e nella risposta degli altri: «Veniamo anche noi con te», intravediamo tutto il senso di sconfitta, fallimento, tristezza e allo stesso tempo necessità di ripartire e andare avanti, chiudendo così per sempre un’esperienza bella e tragica vissuta con Gesù, nel quale avevano riposto molta speranza.

Gesù si presenta ma i discepoli non lo riconoscono. Giovanni annota che si presenta all’alba: non è né profonda notte né pieno giorno. È l’inizio di un nuovo giorno, l’inizio di un nuovo cammino. Gesù parla, avviene una pesca abbondante. Ma nessuno ancora lo riconosce. Non è il miracolo della pesca far comprendere il miracolo del Risorto. Chi lo riconosce? “Quel discepolo che Gesù amava”. È la forza di chi ama e si sente amato che spalanca il cuore e l’intelligenza alla vita, riapre percorsi inediti, aiuta a vedere ciò che è impossibile, ritesse relazioni, accende la speranza, fa ripartire la fiducia e accende la gioia. La reazione di Pietro che si butta in mare, ci dice tutta la sua gioia e la sua speranza riaccesa.

Quel discepolo che Gesù amava, non ha un nome. Quel discepolo che Gesù amava è il credente di ogni tempo. Sei tu, sono io, siamo ciascuno di noi.

La seconda scena è il dialogo tra Pietro e Gesù. È un dialogo che ha come tema l’amore: tu mi ami? Tre volte Pietro ha rinnegato Gesù ed ora Gesù riparte da qui per ricostituire la comunità dei discepoli, la chiesa. La tristezza di Pietro alla terza domanda, ci dice quanto veramente è incapace di amarlo, e per questo non nasconde la sua inadeguatezza “Tu conosci tutto, conosci il mio volerti bene, ma anche il mio tradimento”.

Gesù risorto affida responsabilità e ogni tipo di responsabilità nella comunità cristiana, si fonderà da qui in poi sull’amore e non sul potere. Ma la storia purtroppo ci insegnerà come a volte siamo andati molto lontani da questa pagina evangelica.

Preghiamo perché anche noi possiamo riconoscere Gesù all’alba delle nostre notti oscure e infruttuose. Preghiamo perché sentiamo e riconosciamo la forza travolgente del Risorto nelle nostre vite e nel nostro tempo.