“Neanche io ti condanno”5 domenica di quaresima C
Commento a Giovanni 8,1-11
A una settimana dall’inizio della settimana santa, la liturgia quaresimale ci presenta un testo evangelico che ci lascia senza parole. In realtà venne accettato nella liturgia tardivamente (nel V secolo), poiché la disciplina sul peccato presso la chiesa delle origini era molto rigida e il comportamento di Gesù contraddiceva questo, poiché egli perdonava con facilità.
Sia la prima lettura che il Vangelo ci raccontano due particolari azioni di Dio nei nostri confronti:
1 “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia non ve ne accorgete? (Is 43, 18). A che cosa si riferisce? Dio invita tramite il profeta isaia a non ricordare il passato. Non tutto il passato va ricordato, non tutto va dimenticato. Il passato che ricorda le meraviglie di Dio (la liberazione dall’Egitto), questo si va ricordato. Se leggiamo il contesto, capiamo che Dio si riferisce ai peccati di Israele. Dio invita a dimenticare. Dio dimentica questo. E ci invita a fare altrettanto.
Quanto pesa il passato in noi e nelle nostre relazioni interpersonali? Quanto esso ci schiaccia e non mi da pace? Diamo un nome a ciò che non ci da pace e accogliamo l’invito a non pensarci più
Ma Dio non solo invita a non pensare, a non ricordare il passato. Fa molto di più: Eccio i faccio una cosa nuova. Cioè ricrea vita, ritesse rapporti, relazioni. E in questo il Vangelo è un splendido racconto concreto di come Dio in Gesù ricrea le persone.
L’adultera viene trattata come un caso, un oggetto, un problema, una questione legale. Nessuno degli scribi e farisei parla direttamente con la donna. Essa viene nominata come “Questa donna”. Non mi fermo sull’atteggiamento degli scribi e farisei e sul gesto di Gesù che rimane avvolto nel mistero ma che deve essere interpretato alla luce di quanto segue.
Soffermiamoci brevemente sulla scena in cui vi è la donna nel mezzo sola e lì Gesù. S. Agostino in una espressione divenuta famosa dice che lì stanno la misera e la misericordia.
Gesù è l’unico uomo che parla con questa donna. Non pronuncia alcuna parola di condanna sul suo passato. Non scaglia alcuna pietra di condanna o di morte, ma dona la libertà, la vita. Non conosciamo il futuro di questa donna, ma essa è ricreata come donna, nella sua dignità, nel suo sentirsi profondamente accolta, amata, rispettata, amata dal quel maestro che sacrificherà la sua vita anche lei.
Ed io? Cosa imparo da questo atteggiamento di Dio e di Gesù nei miei confronti? Faccio altrettanto come lui con me?