La notte della fedela Bibbia della domenica

Omelia II domenica di quaresima B


SERGIO ROTASPERTI

La scorsa domenica il luogo geografico e spirituale è stato il deserto. Questa domenica invece il monte. Nella letteratura biblica e presso molte culture antiche (ma anche oggi in Africa) il monte rappresenta la dimora della divinità, il luogo dove incontrare Dio

E per questo, bisogna salire fino in cima. Ma il prezzo a volte è duro, come nel caso di Abramo.

Il testo famoso della legatura di Isacco ci ricorda una delle tappe più drammatiche ed oscure dell’esperienza di fede di Abramo. Il sacrificio del figlio – a cui si sono date varie interpretazioni, tra le quali il rifiuto stesso del Dio di Israele di praticare, come invece era presso le popolazioni antiche – è per Abramo la notte oscura della fede. Dio gli ha chiesto di lasciare il passato, ed ora chiede di rinunciare al futuro.

Esistono momenti di prova dura nella vita di una persona che sono come la morte interiore, in cui ti trovi solo con un passato che non hai più e un futuro in cui hai creduto e sperato e che ironia della sorte ti viene tolto e sembra non esserci.

Rinunciare al figlio, è rinunciare alla cosa più cara che uno ha. Il Padre Abramo è chiamato padre solo se ha un figlio. Ed ora la vita lo porta nella totale oscurità.

Abramo crede, va sul monte con il figlio silenzioso, consuma il suo dramma interiore, un dramma tra lui e il suo Dio. Se Dio è il Dio della promessa e della vita, ci sarà sempre vita. Questo crede Abramo, nonostante tutto, e contro tutto. Si fida e si affida. La sua una fede pura e nuda. Un cammino possibile anche per noi.

Anche Gesù sale sul monte. Non va da solo. Ma ci va in un momento duro della vita. Poco prima vi è stato l’annuncio della passione e morte. I discepoli, scioccati, non riescono e non voglio accettare un Messia sofferente. Rifiutano. Anche Gesù inizia a percorre un cammino di notte oscura, di solitudine nella fede, di paura. E sul monte fu trasfigurato. Cioè riceve luce per il suo cammino. Mose e Elia – due profeti che hanno sofferto ma non sono stati abbandonati da Dio – sono testimoni che è possibile attraversare la notte e non essere soffocati da essa. E anche Gesù si fida e si affida. Nonostante tutto e contro tutto. La sua fede è pura e nuda. Come Abramo.

E i discepoli per un attimo fanno esperienza della bellezza e della luce di Dio, ma non ne sanno fanno tesoro. Il Vangelo si conclude in modo amaro: “Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti”.

Abramo e Gesù ci testimoniano che la notte oscura della fede non è mai l’ultima parola. La vita ci può gettare in situazioni simili, ma vi è sempre un Dio che giungendo nel cuore della notte o all’alba di un nuovo giorno è luce e vita.

Se poi facciamo attenzione al nostro quotidiano vi sono certamente monti come il Moriah o il Tabor in cui Dio si fa presente. Possono essere eventi, persone, incontri, parole che ci hanno regalato speranza e luce: la trasfigurazione è sempre possibile. Oggi come ieri.