La verità germoglierà dalla terraIl Salmo 85 in chiave filosofica

Questo è il mistero del Natale: la Verità che si rivela nel suo bisogno di relazione con l’uomo


AUGUSTO FUMAGALLI

Lungo i secoli che hanno tracciato la storia dell’uomo, c’è sempre stata una domanda che ha segnato il pensiero, quella sulla verità. C’è chi ne ha cercato la risposta nelle cose sensibili e materiali, indagando tutto ciò che esiste, chi ha posto la verità nel mondo delle idee, chi ha rinunciato a cercarla: comunque sia nessuno può prescinderne.

Cercatori di senso

I primi filosofi ricercano la verità della realtà, il principio primo da cui tutto l’universo è generato, negli elementi naturali come l’acqua, il fuoco, l’aria… Con Platone si inaugura una “Seconda Navigazione”, non più fatta con l’efficacia dei sensi, ma con l’indagine del mondo detto “dell’Iper-Uranio”, il luogo in cui risiedono le idee, archetipi di quelle immagini che sono presenti nel mondo materiale. Aristotele, discepolo di Platone, riporta l’attenzione alle cose sensibili, perché l’uomo può conoscere solo partendo dai sensi e gli enti sono, per dirla con s. Tommaso, il primo pensato (primum cognitum) della conoscenza umana. Tuttavia l’uomo non si accontenta di sapere che cosa esiste, ma si arrovella per trovare un senso alla propria esistenza, un senso a tutta la realtà. L’uomo è necessariamente un ricercatore del senso, ha in sé un profondo desiderio di comprendere il reale in tutta la sua profondità, di illuminare anche ciò che i sensi non possono cogliere: l’uomo è “animale metafisico” (animal metaphysicum) come lo definiscono Schopenhauer e Heidegger.

Veri per essere responsabili

La verità è oggetto nel nostro interesse nella quotidianità della vita: “dimmi la verità!” chiede la mamma al bambino; “mi impegno a dire tutta la verità” pronuncia il testimone in tribunale; “ti amo davvero!” dice l’amante all’amata. Insomma, anche nelle nostre relazioni non possiamo prescindere dalla verità, perché se uno tradisce o ci mente, difficilmente noi potremo riaffidare a lui la nostra fiducia.

Ma che cosa è la verità? Dove la troviamo? Come la conosciamo? E ancora, esiste una verità?

Dalla veloce analisi dell’esperienza della vita umana che abbiamo fatto, risulta evidente la necessità che essa abbia un senso e non vada incontro al caso. Perché l’uomo, la sua quotidianità, le sue relazioni abbiano senso d’esistere, – ma ancora più radicalmente, affinché esse siano possibili -, è necessario che esista una verità che stia a fondamento del tutto. “Una” perché ammettendone di più, l’esistenza umana sarebbe, di nuovo, in balia di una pluralità equivoca; “una” perché fondamento comune di ogni uomo.

Questa verità non è però possibile coglierla solo mediante il ragionamento, non è una verità che si dà a priori: la verità la cogliamo a partire dall’esistenza, dal nostro essere-nel-mondo (cfr Heidegger), dal nostro stare in relazione con gli altri (si potrebbe dire mediante l”essere-per-altri” di Sartre). La verità ci convoca ad una responsabilità verso di essa, verso gli altri, verso noi stessi. Verso noi stessi perché ci chiama ad una ricerca che vada a rispondere al nostro desiderio originario di comprendere il senso ed il fondamento; verso gli altri, perché essa deve essere il fondamento su cui costruire le nostre relazioni, affinché siano reali; verso la verità stessa, perché il primo passo è il suo verso di noi. L’etimologia greca della parola verità (αλήθεια), infatti, significa “disvelamento”, ma proprio per il suo essere incoglibile dai soli sensi è necessario che la verità si riveli all’uomo all’interno della sua esistenza, che si embrichi nella struttura costitutiva della vita umana e faccia storia con l’uomo.

Cogliere la verità che germoglia

La sapienza ebraica ha espresso questo concetto nel Salmo 85: la verità germoglierà dalla terra. Se noi pensiamo alla verità, la pensiamo come qualcosa di indisponibile all’uomo, perché ciò che deve scongiurare è che l’uomo possa esercitare il proprio potere o influenza su di essa; è il non-senso di tutti coloro che si fanno paladini battaglieri della verità, per difenderla dagli uomini. Ma la verità non ha bisogno di difensori; piuttosto ha bisogno di qualcuno che la sappia cogliere nel suo germogliare. È la verità stessa che, per avere senso nel proprio esistere, deve rendersi accessibile all’uomo: uomo e verità sono necessari l’un per l’altro, perché solo nella relazione ricevono senso d’essere.

Questo è il mistero del Natale: la Verità che si rivela nel suo bisogno di relazione con l’uomo.