Maria. Donna. Come tutte noi.Da donna a donna

Ripensare la figura e il ruolo di Maria


MONICA CANTIANI

Il 2 febbraio  scorso abbiamo celebrato una festa chiamata “della Candelora”. La presentazione di Gesù al tempio. Festa della luce, rappresentata da Gesù che cammina in mezzo a  noi.

Solitamente l’accento in questa ricorrenza viene messo, al di là della luce, sulle figure di Simeone e della profetessa Anna che sono lì al Tempio da sempre ad aspettare la venuta del Regno e a lodare il Signore.

Io stavolta mi sono fermata sulla figura di Maria. Anzi sul fatto che Simeone – o meglio che Luca tramite Simeone – parla solo a lei profetizzandole ciò che Gesù farà in Israele e che “ anche a te una spada trafiggerà l’anima”. C’era anche Giuseppe lì. Perché allora solo a Maria questo annuncio?  Perché solo a lei il dolore per la perdita del figlio trafiggerà l’anima?

Dalla Maria del Vangeli alla Maria dei cristiani

Permettetemi di lasciare da parte tutte le interpretazioni storiche, bibliche, esegetiche perfino fisiologiche (Maria come ogni donna custodisce e fa crescere dentro di sé il figlio quindi il legame tra lei e lui è diverso, più profondo, viscerale appunto). Concedetemi di fare una riflessione altra. Che parta da qui per capire come la Maria dei Vangeli sia diventata la Madonna dei cristiani.

Maria nella realtà sarà stata una giovane ebrea che si è aperta all’incontro con l’Altro da sé a tal punto da farne risuonare, nel profondo di se stessa,  una voce, una presenza così forte, così nitida da camminare insieme a Lui e prendere con lui le proprie scelte. Si è lasciata invadere da un amore così totalizzante da affidarcisi completamente. E loda questo Altro da sé con uno dei canti più potenti di tutta la Bibbia.

Si sposa, fa figli, li alleva insieme al marito totalmente immersa in questo amore che tutto pervade, che sconvolge e cambia le vite di quelle e di quelli che lo incontrano. Vive e medita di e su questo amore. Tutti i giorni e per tutta la vita. Un figlio, Gesù, allevato ed educato da lei e dal marito in questa dimensione, ad un certo punto della sua vita capisce che in quell’amore ci si può perdere, che attraverso quell’amore- e solo attraverso di lui – ci si può umanizzare fino in fondo, che tramite quell’amore la somiglianza con Dio può arrivare al suo compimento. E parte. Lascia la sua casa e si dedica all’incontro con gli altri e alla narrazione di questa incredibile novella che ha imparato e sperimentato su se stesso.

E Maria? Resta a casa a condurre la sua esistenza e a narrare a se stessa e agli altri la magnificenza di quel primo incontro che ha cambiato la sua vita; e la potenza scaturita da quello stesso amore in suo figlio Gesù. E continua a vivere e a meditare di e su quell’amore.

Maria donna come me

Questa Maria ha sempre conquistato il mio cuore. Perché mi ha detto, sempre, che è possibile innamorarsi a tal punto dell’Amore da sconvolgere le proprie vite continuando a vivere nello spazio e nel tempo in cui ci ritroviamo, lei come noi. Perché mi ha detto che non serve essere perfetta o pura o eccelsa perché l’Amore mi ami, basta soltanto affidarcisi, basta solo dire sì. Perché mi ha detto che nella quotidianità si vive l’Amore, nell’essere donne che in ogni tempo e in ogni luogo possono fare la differenza scegliendo ogni giorno la via della femminilità, di quel modo di abitare la vita che è fondato sulla cura, sull’accoglienza, sulla com-passione.

E soprattutto perché con questa Maria posso dialogare, posso essere in comunione, posso confrontarmi perché simili, perché abbiamo vissuto le stesse gioie, dolori, affanni, cadute, risate, attese, soddisfazioni. Perché siamo partite allo stesso modo e vissute allo stesso modo. Donna come me. Come noi.

Maria vista dai maschi

E invece no. Il potere maschile come vuole che sia per noi? Irraggiungibile. Già all’inizio parte avanti. Concepita senza peccato. Fermo restando che io non credo al peccato originale così come ce lo raccontano, ma fosse pure, perché deve nascere così “meglio” di tutte noi? La risposta che ci cantano è perché altrimenti non avrebbe potuto avere in sé Dio. Ma per favore. Un Dio che vuole farsi uomo davvero fino in fondo nasce come tutti noi. Ma non basta: addirittura deve rimanere vergine. Ma capiamo l’assurdità di questa cosa? Sono così assurde queste elucubrazioni,  per esseri intelligenti come con Dio siamo stati creati,  che ci devono mettere sopra dei  dogmi altrimenti non reggerebbe. E non sono dogmi che in qualche modo prescindono la natura umana, come quello sulla Trinità, no hanno la pretesa di ‘regolare’ a nostro piacimento la creazione e la natura umana così come l’ha pensata Lui.

Per cui tutte noi nasciamo in un certo modo, concepiamo in un certo modo e partoriamo in un certo modo. E possiamo confrontarci e condividere il nostro cammino anche su queste basi comuni. E invece con Maria no. Maria deve diventare Madonna ed essere altro da noi. In un modo tale che noi donne non potremo mai realizzare. Da questo assunto è un attimo arrivare ai soliti adagi “o t …. o madonna”.

Ci vuole nulla da qui ad arrivare alla donna fonte di peccato. Perché o è Eva e quindi eternamente peccatrice e trascinatrice nel peccato o è Madonna e quindi eternamente vergine e  eternamente pura.

Le vie di mezzo sono accettate solo se procreatrici, se capaci di trasmettere la fede in famiglia, se al servizio della Chiesa e dei preti, se tolleranti ai soprusi ecc. ecc. Mai in quanto donne. E basta. Stiamo ancora a discutere – e a perdere nella discussione – se le donne possano essere nominate diacone. O responsabili di comunità. Che facciamo glielo concediamo o no? Meglio no, altrimenti chissà dove vorranno arrivare.

Io rivendico la potenza di Maria in quanto donna. In quanto altra metà del mondo. In quanto pari e diversa dall’uomo.

Maria, donna normale

E qui torniamo alla domanda iniziale. Perché solo le donne sono solo spose, sorelle, madri al punto che solo loro soffrono con la S maiuscola dei dolori e dei patimenti altrui? Nel caso di Maria del figlio? Perché le donne non sono creazione di Dio come l’uomo (“maschio e femmina li creò”) ma sono fin dalla notte dei tempi o Eva o Madonna? Perché così fa comodo ad una impostazione maschile – dove per maschile dico sempre si intende di potere, di esclusione, di dominio – che non riconoscendo la giusta posizione dell’altro da sé si appropria di una visione del mondo unica e unilaterale . E che escludendo il primo altro da sé che è il genere esclude tutti i diversi nella razza, nella fede, nel colore, nella etnia, nella salute, nell’età.

Per questa visione la figura di Maria come donna normale, come tutte noi, diventa così potenzialmente pericolosa da doverla  snaturare e ricomporre in altro modo. E farne una Madonna.

Noi donne, al contrario, dovremmo essere così orgogliose e fiere di poter credere e professare Maria come una di noi, come quella di noi che ha creduto così fortemente all’amore da affidarcisi per tutta la vita, nonostante le scelte del figlio, cantando e lodando sempre la potenza e la forza di quell’amore, così orgogliose e fiere, dicevo, da costruire un movimento di “liberazione” della figura di Maria da tutte le sue sovrastrutture.

Restituire alle donne e agli uomini di questo creato, attraverso le figure di Maria e di Gesù, cammini e vie di completa umanizzazione – come è stato per loro – che partendo dalle nostre stesse basi li ha portati alla piena somiglianza con Dio e quindi al loro essere divini.

Come può essere per noi. Per ognuno di noi. Donne e uomini di questo tempo. E di ogni tempo.